La creazione artistica come catarsi rispetto alla tragedia della pandemia. L’esposizione delle opere un pertugio luminoso nel buio che da un anno e mezzo attanaglia il mondo. È questo il senso più profondo che Stefano Piali, eclettico maestro della pittura e della scultura ha voluto conferire alla sua mostra personale Spiragli di luce in corso fino al 27 giugno al Museo Civico “Umberto Mastroianni” di Marino. Una liberazione fra voli, cadute ascensionali e trasfigurazioni che dalla cinetica naturale del movimento passano, nell’occhio dell’ammirato spettatore, alla conversione dello spirito. Tanto quanto basta a cogliere le mille sfumature della corposa produzione che Piali ha voluto condensare in questa che è la sua seconda personale nella cittadina dei Castelli Romani che da quarant’anni lo ha adottato come marito, padre di famiglia e docente del locale liceo artistico oltre che come artista. La prima fu nel 1983. Nel mezzo eventi, commissioni, esposizioni in tutta Italia e nel mondo ma quello attuale, a giudizio del maestro, era il momento giusto per tornare a casa. Il più opportuno per mostrare una sintesi dell’opera dell’ultimo decennio. Artista eclettico, abbiamo detto, profeta del volo e del movimento, cornici della dimensione creativa di Piali che oltre a essere sperimentatore, appassionato alle più particolari avanguardie - tanto da farlo avvicinare in gioventù anche alla tecnica iperrealista - trova il proprio miglior agio in una dimensione spazio-temporale ampia che lo porta dalla riproposizione di schemi e panneggi classicheggianti nelle sculture in marmo, bronzo e resina a giochi di prospettiva capaci, nelle opere pittoriche, di unire la dimensione metafisica a quella carnale, come nell’Angelo della Speranza che incastonato in un firmamento dagli evidenti rimandi alla pittura di Tiepolo, si staglia nel presente, in una atemporale contemporaneità che vede la figura di questo annunciatore di buona novella quasi voler uscire dalla tela. Il futuro è rappresentato da Piali con la rincorsa verso un ignoto al quale, però, approcciare coi migliori auspici. Per cui il trittico nel quale il maestro immortala la Fuga dalla Storia diventa il contraltare di un altro trittico Energia in movimento, coppia di opere pregne di una tale complessità concettuale da divenire proiezione e parafrasi dell’opera complessiva di un autore che, a spasso nella storia dell’arte e della cultura umana, fonda la sua ragion d’essere in una miscellanea di ispirazioni e rimandi plurimi. Il critico Gabriele Simongini, in un libro dedicato all’opera omnia di Piali, cita come metri di paragone le tormentate Prigioni di Michelangelo, le contorsioni manieriste, gli infiniti spazi barocchi e il drammatico realismo di Caravaggio, l’energico dinamismo berniniano, la titanica inquietudine plastica di Rodin e l’aspirazione al sublime di Blake. Il tutto in un’alternanza dialettica di continuità e rottura con il passato più lontano o recente che Piali attua perpetuamente attraverso un uso dialettico e coerente di pittura e scultura in un ciclo vitale continuo e inscindibile tra finitudine ed eternità.